ROLLS RUSTICI DI SPINACI E BIETOLE

14:09 2 Comments A+ a-




Il caldo che impazza in città in questi giorni ci spreme come limoni e ci consuma di tutta l'energia mentale e fisica; fortunatamente la natura ci viene incontro offrendoci dei meravigliosi ortaggi che possono aiutarci a combattere la stanchezza dei primi caldi della stagione. 
Per questo ho pensato subito ai spinaci, che come ci ha insegnato braccio di ferro, sono ricchi di ferro e uniti alle bietole sono un mix letale di fosforo e zinco che danno un pieno di energia fondamentale in queste giornate di fine giugno!!

Diamo il via alla ricetta!!

Ingredienti per l'impasto:
50 gr di farina di orzo integrale
50 gr di farina integrale
30 gr di farina di segale
latte di soia qb o acqua
sale 
okara(facoltativo)

Ripieno:
spinaci 
bietole(bieta)
gomasio
tofu 
latte di soia (facoltativo)

Per prima cosa prendiamo una ciotola e inseriamo all'interno i nostri ingredienti per l'impasto, una volta aver messo il mix di farine aggiungiamo il latte e l'okara se vogliamo, se ne siamo sprovvisti, niente paura viene benissimo lo stesso!!
Una volta formata la nostra pallina la mettiamo a riposare in frigorifero per mezz'ora.

Nel frattempo mettiamo in padella i nostri spinaci e la bieta con un filino di acqua, bastano pochi minuti giusto il tempo di appassirli; dopo averli lasciati raffreddare, li strizziamo per bene e in una ciotola li insaporiamo con il gomasio e il tofu.
A questo punto ho aggiunto un goccio di latte e li ho passati con un frullatore ad immersione per ottenere una crema.


Fatta questa operazione, ho ripreso il mio impasto e l'ho steso con l'aiuto di un mattarello, sulla carta da forno e ho adagiato sopra il ripieno.
Arrotolate il tutto con l'aiuto della carta da forno e chiudete le due estremità in modo che non fuoriesca il ripieno durante la cottura.
Spennellate la parte superiore con del latte e mettete in forno a 180° per 40 minuti, negli ultimi minuti optate per la funzione ventilata del forno in modo da ottenere una crosta croccante.

Una volta cotto lasciamo raffreddare il tutto e poi tagliamo a fette. 
I nostri rolls di spinaci e bieta sono pronti per essere mangiati!!



Potete servirli freddi sulla carta da forno per ottenere un aspetto più rustico, che personalmente amo molto!


Non mi resta che augurarvi buon appetiroll.

CARNE AMARA

22:27 2 Comments A+ a-



Inauguro oggi la VEGAN PRESS, volta a raccogliere tutti gli articoli riguardante il mondo vegano, nella speranza di diffondere informazioni utili per comprendere una scelta di vita; che possa far aprire gli occhi a coloro che vegan non sono.



Per questo articolo ringrazio la segnalazione della pagina facebook " LE BESTIE SIAMO NOI - Go Vegan ".


CARNE AMARA
Chi mangia gli animali consuma le risorse della Terra quattro volte piùdi chi non lo fa, ecco perché una moda alimentare si sta trasformando in un movimento mondiale dirompente 

di Daniela Condorelli - Dal supplemento D - La Repubblica - 28-05-2002
La prossima volta che mangi una bistecca pensaci su.Pensa alle foreste disboscate, al deserto che avanza, ai liquami che filtrano nelle falde acquifere, all'anidride carbonica e al metano che intrappolano il globo in una cappa calda. Sì perché ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas responsabili dell'effetto serra. Ma pensa anche alle tonnellate di grano e soia usate per dar da mangiare alla tua bistecca. E non dimenticare che 840 milioni di persone nel mondo hanno fame e 9 milioni ne hanno tanta da morirne. Il 70% di cereali, soia e semi prodotti ogni anno negli Usa serve a sfamare animali. Non uomini. Mangiare meno carne o, perché no, non mangiarne affatto, non è più solo un segno di rispetto per gli animali. È una scelta sociale. Solidale con chi ha fame e con il futuro del pianeta (è uno solo, piccolo e sovraffollato). Pena: l'avveramento della profezia dell'economista Malthus che già due secoli fa ammoniva: "Arriverà il giorno in cui la pressione demografica avrà esaurito la capacità della terra di nutrire l'uomo". È questo il messaggio che emerge dai dati sull'impatto ambientale ed economico dell'alimentazione carnivora. E che sarà gridato a gran voce l'8 giugno a Roma da tutti i sostenitori della Global Hunger Alliance durante il vertice mondiale sull'alimentazione della FAO.

La Global Hunger Alliance.Lo dice il nome, alleanza globale contro la fame, è una coalizione internazionale non-profit che promuove soluzioni ecologiche ed equo-solidali per risolvere il problema della fame nel mondo. Al suo appello (lo trovate su www.ebasta.org oppure su www.progettogaia.org) hanno aderito movimenti da 30 Paesi del Nord e del Sud del mondo. Dall'Italia, vegetariani, ambientalisti e difensori degli animali si associano con la campagna "Contro la fame un'altra alimentazione è possibile" (www.novivisezione.org). Tutti in marcia per chiedere all'Unione Europea di disincentivare gli allevamenti intensivi e mangiare meno carne e alla FAO di scoraggiare il trasferimento della zootecnia intensiva nei Paesi in via di sviluppo.

Ma eccoli questi dati che fanno, perlomeno, pensare.Ogni volta che addentiamo un hamburger si perdono venti o trenta specie vegetali, una dozzina di specie di uccelli, mammiferi e rettili. Dal 1960 a oggi, oltre un quarto delle foreste del Centro-America è stato abbattuto per far posto a pascoli; in Costa Rica i latifondisti hanno abbattuto l'80% della foresta tropicale e in Brasile c'è voluto l'omicidio di Chico Mendes, il raccoglitore di gomma assassinato dagli allevatori per una disputa sull'uso della foresta pluviale, per accorgersi dell'esistenza di una "bovino connection". In Amazzonia la foresta pluviale è stata fagocitata da 15 milioni di ettari di pascolo. Eppure è in questo habitat che dimora il 50% di specie viventi e da qui deriva un quarto di tutti i farmaci che usiamo. Dove prima c'erano migliaia di varietà viventi ora ci sono solo mandrie. "Vacche ovunque", scrive Jeremy Rifkin nel suo Ecocidio, Ascesa e caduta della cultura della carne (Mondadori): "più di un miliardo di vacche che pascolano nei cinque continenti". E deforestazione per creare pascoli significa desertificazione. Dopo tre, al massimo cinque anni, il suolo calpestato e divorato da milioni di bovini (ogni capo libero ingurgita 400 chili di vegetazione al mese!) ed esposto a sole, piogge e vento, diventa sterile e i ruminanti si devono spostare dissacrando altri ettari di foresta. Ci vorranno da 200 a mille anni perché quel terreno ritorni fertile. Ma non basta: un quarto delle terre emerse vengono usate per nutrire il bestiame.

E che dire dell'acqua?Quasi la metà dell'acqua dolce consumata negli States è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame. È stato calcolato che un chilo di manzo 'beve' 3.200 litri d'acqua. Il risultato è che le falde acquifere del Mid-West e delle Grandi Pianure statunitensi si stanno esaurendo. Non solo: l'allevamento richiede ingenti quantità di sostanze chimiche tra fertilizzanti, diserbanti, ormoni, antibiotici. "Tutti prodotti dalle stesse, poche, multinazionali che detengono il monopolio dei semi usati per coltivare cereali e legumi destinati ad alimentare il bestiame", fa notare Enrico Moriconi, veterinario e ambientalista, nelle pagine del suo Le fabbriche degli animali (Edizioni Cosmopolis). "Ogni anno in Europa", incalza Marinella Correggia, attivista della Global Hunger Alliance e autrice, per la LAV, di Addio alle carni (www.infolav.org), "gli animali da allevamento consumano 5 mila tonnellate di antibiotici di cui 1.500 per favorirne la crescita". E tutti vanno a finire nelle falde acquifere. Un dato italiano, che ci riferisce Roberto Marchesini, docente di bioetica e zooantropologia, autore di Post-human, in libreria in questi giorni per Bollati Boringhieri: "Nel bacino del Po ogni anno vengono riversate 190 mila tonnellate di deiezioni animali". Contengono metalli pesanti, antibiotici e ormoni. Con quali conseguenze? Ricordate il problema delle alghe abnormi nel Mar Adriatico? Marchesini parla di "fecalizzazione ambientale" e Rifkin ci illumina sulla portata del problema riportando che un allevamento medio produce 200 tonnellate di sterco al giorno. C'è dell'altro: i bovini sono responsabili dell'effetto serra tanto quanto il traffico veicolare del mondo intero. A causa dell'uso di petrolio (22 grammi per produrre un chilo di farina contro 193 per uno di carne), delle emissioni di metano dovute ai processi digestivi (60 milioni di tonnellate ogni anno), dell'anidride carbonica scatenata dal disboscamento.

Vogliamo riassumere?È la stessa FAO a fornire un elenco agghiacciante dei problemi causati dagli allevamenti intensivi: riduzione della biodiversità, erosione del terreno, effetto serra, contaminazione delle acque e dei terreni, piogge acide a causa delle emissioni di ammoniaca. E tutto questo per cosa? Per quelle che Frances Moore Lappé, autrice di Diet for a small planet definisce "fabbriche di proteine alla rovescia". Significa che ci vuole un chilo di proteine vegetali per avere 60 grammi di proteine animali. Non solo: "per produrre una bistecca che fornisce 500 calorie", spiegano gli autori di Assalto al pianeta (Bollati Boringhieri), "il manzo deve ricavare 5 mila calorie. Il che vuol dire mangiare una quantità d'erba che ne contenga 50 mila. Solo un centesimo di quest'energia arriva al nostro organismo: il 99% viene dissipata"... Usata per il processo di conversione e per il mantenimento delle funzioni vitali, espulsa o assorbita da parti che non si mangiano come ossa o peli. Il bestiame è dunque una fonte di alimentazione altamente idrovora ed energivora, una massa bovina che ingurgita tonnellate di acqua ed energia. E lo fa per nutrire solo il 20% della popolazione globale del pianeta. Quel 20% che sfrutta l'80% delle risorse mondiali. Per dare a quel 20% la sua bistecca quotidiana. "Nel mondo c'è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'ingordigia di alcuni", diceva Gandhi. Ingordigia che ha raggiunto livelli esorbitanti. "Dal Dopoguerra a oggi, in Europa, siamo passati da circa 7-15 chili di consumo procapite all'anno a 85-90 (110-120 negli States)", riferisce Marchesini. Secondo Moore Lappé le tonnellate di cereali e soia che nutrono gli animali da carne basterebbero per dare una ciotola di cibo al giorno a tutti gli esseri umani per un anno. E la FAO conferma che se una dieta vegetariana mondiale potrebbe dar da mangiare a 6,2 miliardi di persone, un'alimentazione che comprenda il 25% di prodotti animali può sfamarne solo 3,2 miliardi.

Ma c'è un problema.La domanda di carne sta crescendo. Paesi come la Cina stanno abbandonando riso e soia a favore di abitudini occidentali. Stiamo esportando il nostro modello alimentare (o vogliamo chiamarlo colonialismo?). Secondo l'Ifpri entro il 2020 la domanda di carne nei Paesi in via di sviluppo aumenterà del 40%: questo significherà oltre 300 milioni di tonnellate di bistecche. E raddoppierà, sempre nei Paesi in via di sviluppo, la domanda di cereali per nutrire queste tonnellate di carne. Fino a raggiungere 445 milioni di tonnellate. Richieste incompatibili con la salute del pianeta e con un equo sfruttamento delle risorse. Il manzo globale sta diventando una realtà. Si chiama rivoluzione zootecnica: significa spostare nel Sud del mondo la produzione di carne. La Banca Mondiale sovvenziona, in Cina, l'industria dell'allevamento e della macellazione. Ma sbaglia: suolo e acqua non bastano per sfamare il mondo a suon di bistecche e hamburger. "Con un terzo della produzione di cereali destinata agli animali e la popolazione mondiale in crescita del 20% ogni dieci anni", scrive Rifkin, "si sta preparando una crisi alimentare planetaria". Incalza Correggia: "è stato calcolato che l'impronta ecologica, cioè il consumo di risorse, di una persona che mangia carne è di 4 mila metri quadrati di terreno contro i mille sufficienti a un vegetariano. E allo stato attuale, la disponibilità di terra coltivabile per ogni abitante della terra è di 2.700 metri quadrati". Ancora: un ettaro di terra a cereali per il bestiame dà 66 chili di proteine, che diventano 1.848 (28 volte di più!) se lo stesso terreno viene coltivato a soia. La Global Hunger Alliance chiederà alla FAO di frenare l'avanzata carnea a Sud opponendo le ragioni della resa energetica. Secondo la Correggia bisogna "promuovere il miglioramento della dieta nelle aree povere, ad esempio con una miglior combinazione degli alimenti, la produzione locale di integratori a basso costo e il recupero di cereali e legumi tradizionali molto più ricchi di quel trinomio riso-frumento-mais (rigorosamente raffinati!) che ha conquistato il mondo".

Economia, ecologia e cibo per tutti si fondono.Ambiente ed economia, del resto, sono legati dalla quantità di risorse che la terra mette a disposizione di ciascun essere vivente. Se qualcuno consuma di più c'è un altro costretto a digiunare. Naturalmente non è così semplice. La fame nel mondo non è solo una questione di quantità di risorse, ma di distribuzione. O meglio, con Marchesini "è una questione di produzione, consumo e distribuzione insieme". Essere vegetariani è una scelta personale, frutto di un percorso (certo, se cominciassimo a ridurre quei 90 chili di carne all'anno...). Marchesini la definisce una scelta di etica privata (etica pubblica, obbligo collettivo, dev'essere, invece, l'attenzione al benessere degli animali). Ma essere vegetariani è anche un atto di responsabilità e sensibilità sociale ed ecologica. Scrive Rifkin: "milioni di occidentali consumano hamburger e bistecche in quantità incalcolabili, ignari dell'effetto delle loro abitudini sulla biosfera e sulla sopravvivenza della vita nel pianeta. Ogni chilo di carne è prodotto a spese di una foresta bruciata, di un territorio eroso, di un campo isterilito, di un fiume disseccato, di milioni di tonnellate di anidride carbonica e metano rilasciate nell'atmosfera"...

La prossima volta che decidi di comprare una bistecca pensa a tutto questo.Forse per quel giorno cambierai menu. E, chissà, sostituirai la carne con un piatto di germogli di soia. Con buona pace della tua salute e di quella del tuo pianeta.

 di Daniela Condorelli





TORTA CIOCCOLATOSA SIMIL SACHER

15:10 2 Comments A+ a-



A gentile richiesta voglio inaugurare la SEZIONE DOLCI con una torta molto apprezzata, che ho avuto modo di preparare in occasione del mio compleanno. 

L'ho chiamata simil sacher perchè in origine doveva essere una sacher, poi in corso d'opera ho cambiato idea e ho deciso eliminare la farcitura di marmellata di albicocche, che per i miei gusti la rende troppo dolce e sostituirla con una fresca crema al caffè.

Ingredienti per il pan di spagna

200 gr di zucchero integrale di canna
250 gr di farina 00 per dolci
2 cucchiaini di lievito
2 cucchiaini di bicarbonato
2 cucchiai di cacao amaro
un pizzico di sale 
un cucchiaio di olio a vostra scelta
una fiala di aroma alle mandorle (facoltativo)
100 gr di yogurt di soia bianco
100 ml di latte vegetale
1 cucchiaino di aceto di mele (facoltativo)
60 gr di cioccolato fondente extra

Per la crema al caffè

300 ml di latte vegetale
una tazzina di caffè
2 cucchiai di maizena o fecola di patate 
200 gr di zucchero integrale di canna

Per la copertura

100 gr di cioccolato fondente extra

Prendiamo la farina, lo zucchero, il cacao, il bicarbonato e un pizzico di sale e li amalgamiamo bene insieme; in un'altra ciotola mescoliamo gli ingredienti liquidi, prendiamo l'olio, lo yogurt,il latte e l'aroma alle mandorle.

Composto pronto
A questo punto uniamo i due composti poco alla volta facendo attenzione a non formare grumi; quando il tutto sarà abbastanza omogeneo aggiungiamo il cioccolato fondente precedentemente sciolto a bagnomaria, l'aceto di mele e per ultimo il lievito setacciato, in modo che si distribuisca uniformemente in tutto il composto; non ci resta che infornare a 180° per 30 minuti.

Una volta che il profumo cioccolatoso si è diffuso per tutta la casa, tiriamo fuori dal forno la nostra torta e la lasciamo su un piano di lavoro a raffreddare.
Nel frattempo prepariamo la nostra crema al caffè, dentro un pentolino mettiamo la fecola di patate e lo zucchero, aggiungiamo poco alla volta il latte mescolando costantemente, è molto importante fare questa operazione con cura per evitare che si formino dei grumi, dopo aver messo tutto il latte aggiungiamo per ultimo il caffè; a questo punto facciamo addensare il composto a fiamma dolce, mescolando continuamente per evitare che si attacchi sul fondo.
Quando la crema si sarà addensata spegniamo il fuoco e aspettiamo che si raffreddi; una volta che si sarà freddata la mettiamo 30 minuti in frigorifero.

Finalmente possiamo passare ad assemblare la nostra torta, tagliando a metà il pan di spagna spalmiamo al suo interno la crema al caffè.

Cioccolato sciolto a bagnomaria

Non ci resta che sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria e ricoprire la nostra torta.




La nostra torta cioccolatosa simil sacher è pronta per essere servita.

Pronta per essere tagliata

Consiglio: La torta assume un sapore migliore se posta in frigorifero un paio d'ore, naturalmente prima di servirla consiglio di tenerla 15-20 minuti a temperatura ambiente.

Se siete golosoni potete cospargere la vostra fetta di torta con della panna vegetale.

Auguri cioccolatosi

Curiosità: Il cioccolato fondente è antidepressivo, contrasta l'ipertensione e diciamolo pure ci regala momenti di dolcezza indimenticabili.

Non mi resta che augurarvi una giornata cioccolatosa!!

MIGLIO ONIGIRI

17:51 9 Comments A+ a-



Dopo essermi ritrovata fra le mani un sacchettino di miglio, ho cominciato subito a pensare cosa farne.
Onigiri in un anime
Una minestra con questo caldo non mi ispirava molto, poi ho pensato alle polpette, ma mi sembrava troppo semplice come idea, ad un tratto ho pensato a tutti i cartoni giapponesi che ho guardato nella mia infanzia e mi sono venute in mente quelle simpatiche polpettine bianche con il bordo nero che venivano mangiate dai personaggi dei manga, i famosissimi ONIGIRI.


Curiosando su internet ho scoperto che gli onigiri hanno origini antichissime, già nel XVII secolo i samurai conservavano in foglie di bambù delle polpette di riso come spuntino per il pranzo durante la guerra.
Onigiri originale
Visto che andiamo verso l'estate, potremmo prendere spunto dai samurai e portare i nostri miglio onigiri in spiaggia, in un bel pic nic oppure semplicemente usarli per rendere il nostro pranzo simpatico e invitante per i bambini.

Ho pensato così di sostituire il riso con il miglio; un sacrilegio per i giapponesi, non me ne vogliano, i miei sono onigiri avanti un "miglio".



Ingredienti per 4 onigiri:

30 gr. di miglio decorticato
250 gr. funghi prataioli
tofu
un goccio di latte di soia
sale integrale di cervia
olio extravergine d'oliva
metà cipolla
curcuma
aglio
semi di sesamo
paprika dolce

Per prima cosa ho dato una rapida sciacquata al miglio e l'ho messo a cuocere per 15 minuti a fuoco dolce con un pizzico di sale.
Nel frattempo ho preparato il ripieno, ho messo sul fuoco i funghi a cuocere con un filo d'olio extravergine d'oliva, un pizzico di sale, l'aglio in pezzi e metà cipolla.
Una volta cotto il tutto, scoliamo il miglio e lo lasciamo raffreddare; prendiamo i nostri funghi e li mettiamo in una ciotola a cui aggiungeremo il tofu in pezzi e un goccio di latte di soia. Con un frullatore ad immersione, riduciamo in purea i nostri funghi, deve raggiungere la consistenza di una mousse.
Prendiamo il nostro miglio e ci aggiungiamo un pizzico di curcuma e paprika dolce.

Ripieno dei nostri miglio onigiri
A questo punto non ci resta che formare i nostri miglio onigiri, bagniamoci le mani per facilitare l'operazione; è un procedimento semplice ma ci vuole un pò di pazienza.
In una mano prendiamo un cucchiaio di miglio e con il dito formiamo una conca dove andremo ad adagiare il nostro ripieno,come vedete nella foto.

A questo punto vi basterà mettere sopra un cucchiaio di miglio per chiudere il tutto e dare la forma al nostro onigiri.

Come tocco finale gli onigiri originali sono chiusi nella parte inferiore da una striscia di alga nori, io ne ero sprovvista in casa, ma è nella mia lista di ingredienti da comprare, poi comunque non sarebbe un onigiri miglio con l'alga nori; l'ho sostituita così con i semi di sesamo tritati finemente.

Eccoli pronti!

Miglio onigiri

Non ci resta che prendere il nostro bento o un contenitore per alimenti e portarci dietro i nostri miglio onigiri ovunque vogliamo.


I nostri miglio onigiri pronti per essere gustati 

Consiglio: 
Il ripieno naturalmente può variare a seconda dei vostri gusti, il sapore dei funghi da un buon contrasto assieme al miglio e alle spezie; al posto del sesamo si può utilizzare l'alga nori oppure potete sbizzarrirvi con quello che avete in casa.

Curiosità:
Il miglio è un ottimo energizzante, digestivo e diuretico; è consigliato in caso di lavoro intellettuale prolungato e di stress.
Insomma in questo periodo è ottimo, con tutto lo stress che la vita ci offre.

Non mi resta che augurarvi Buon miglio a tutti!!





ORZUCCA PER UN'ESTATE PIENA DI ENERGIA

18:29 2 Comments A+ a-



La prima domanda che ti pongono quando scoprono che sei vegetariana o vegana è: "MA ALLORA COSA MANGI?", come se non esistesse altro che la carne o i formaggi per alimentarsi.
Il mio passaggio da un'alimentazione onnivora a vegetariana è stato un passo naturale, da un giorno all'altro, senza rimpianti e ancora più naturale e strettamente logico è stato quello ad un'alimentazione vegana.
E' da qui che parte il mio viaggio, mi sono imbarcata felicemente in una nuova avventura, senza guardarmi indietro. Di avventura si tratta, perché purtroppo ancora il mondo non si è adeguato a un vegan, trovare uno spuntino o un pranzo vegan fuori casa è un'impresa, ma la strada è lunga e ho speranza che le cose possano cambiare gradualmente anche per gli altri come lo è stato per me.

Dopo questa piccola premessa passiamo alla nostra ricetta.
L'orzo questo cereale meraviglioso, l'ho scoperto nella mia nuova vita, inutile dire che me ne sono innamorata.
Orzo perlato
Era utilizzato da Ippocrate, padre della medicina, è leggero ed energetico, ottimo come sostituto del riso con proprietà mineralizzanti per le ossa e grazie all'acido silicico rafforza capelli e unghie.


L'ho voluto sposare con la zucca perché gli conferisce quella dolcezza di cui non possiamo fare a meno, e poi si sa con l'arrivo dell'estate abbiamo bisogno di un'alleato in più per la nostra abbronzatura e il betacarotene di cui è ricca ci aiuta ad assorbire i raggi solari.

Ingredienti per una persona:

70 gr di orzo perlato o orzo mondo
2 peperoni dolci
un pezzo di porro
20 gr di zucca a cubetti
1 carota
4-5 fagiolini
40 gr vellutata di zucca o in alternativa frulliamo la zucca cotta in modo da ottenere una purea
erbette miste
un pizzico di curcuma
sale
brodo vegetale

Prendiamo il nostro orzo e gli diamo una rapida sciacquata sotto l'acqua corrente, se si tratta di orzo mondo bisogna lasciarlo ammollo tutta la notte;
Lo mettiamo sul fuoco dolce per 30 minuti, nel frattempo tagliamo a fettine i peperoni, il porro, la carota, la zucca e i fagiolini e li facciamo cuocere in una padella con il brodo vegetale per 15-20 minuti, a me non piacciono troppo cotte preferisco che restino croccanti, se preferite potete aumentare il tempo di cottura.
Quando il tutto sarà cotto, prendiamo l'orzo e le verdure e le uniamo alla vellutata di zucca precedentemente preparata in una padella a parte, mischiamo il tutto e verso fine cottura, quando il tutto si sarà addensato aggiungiamo le erbe aromatiche che preferiamo, io ho aggiunto un pò di rosmarino, alloro e cipolla liofilizzata e infine un pizzico di curcuma e sale.

Il piatto è pronto si può servire sia caldo che freddo, io l'ho accompagnato con una bella insalata mista.

Bon Appetit


Per una presentazione più carina l'ho servita, affascinata dall'oriente, in una tipica ciotola cinese.

Piccola curiosità: La curcuma,spezia originaria dell'india, ha la proprietà di rafforzare il sistema immunitario e proteggere il corpo da infezioni al tratto intestinale e lo stomaco.
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